Da dove viene il termine “Spam”?

Una scatola di spam

Spam è il nome di una carne in scatola, come è arrivato ad indicare la “posta indesiderata”? E cosa c’entrano i Monty Python? Ecco l’etimologia del termine “Spam” con prova di assaggio. Seguiteci in questo strano viaggio.

La carne in scatola

All’origine della nostra storia c’è un prodotto che ha spopolato in Inghilterra: una carne in scatola prodotta dalla ditta Hormel. Il nome nasce da SPiced + hAM = SPAM, ovvero prosciutto speziato; sì, perché fra gli ingredienti dello spam c’è ben il 2% di prosciutto come vedremo.

Il prodotto è semplice: un bel blocco di carne che si conserva a lungo, si apre e si mangia. Ottimo per il palato britannico, soprattutto a colazione…

Il circo volante dei Monty Python: egg, bacon and spam

Il viaggio del termine “spam” dagli scaffali dei grocery store al vostro client di posta comincia negli anni ’70 con uno sketch televisivo della trasmissione Monty Python’s Flying Circus. Conoscete i Monty Python? Brian di Nazareth? Il senso della vita? E la carriera da regista di Terry Gilliam? Se no, fatevi una cultura prima di proseguire.

Ma torniamo in Inghilterra nei primi ’70, caliamoci nella scenetta che vede una coppia discendere dal cielo su due sgabelli di un improbabile pub pieno di gente vestita da vichinghi per fare colazione. La cameriera (sempre un Monty Python travestito) gli propone il menù: egg, bacon and spam (uova, pancetta, carne in scatola). L’offerta non è gradita alla coppia, quali alternative ci sono per la colazione? La cameriera sciorina un vasto menù: “spam, egg and bacon”; “bacon, spam and egg”; “spam, egg, spam and bacon”; “spam, spam and spam”. A breve anche i vichinghi si mettono in coro per intonare un motivetto “spam, spam, spam!” che rende la conversazione impossibile.

Humor inglese, insomma, tanto gradito ai nerd.

L’approdo su internet: come trasformare una chatroom pubblica in una chatroom privata

Sappiate che sebbene oggi internet sia alla portata di tutti, c’è stato un magico periodo negli anni ’90 in cui era appannaggio di militari, scienziati, ricercatori e nerd. Consideriamo questi ultimi.

Il mondo dei servizi internet dei primi ’90 era molto limitato, pensate ad esempio che il web (il termine che tutti confondono con “internet”) nasce solo nel ’91 e richiederà diversi anni per affermarsi. In particolar modo non esistevano tutti i sistemi di instant messaging/chat online che abbiamo oggi fra chatroom via web (nei siti), Whatsapp e similari, che si sono infilati fin nelle tasche dei nostri pantaloni. Era un mondo di frontiera senza multinazionali che tentano disperatamente di offrire servizi gratuiti sempre migliori, era un’epoca in cui ci si doveva saper arrangiare e se volevi usare la prima rete di informazione grande come il mondo dovevi saperlo fare.

Guardiamo ad esempio al problema di una chat privata. In un mondo senza chat private, ma con diversi sistemi di chat pubblica, come fareste per crearvene una? Semplice: si entra in una chat pubblica vuota e la si usa come se fosse privata. E se non ci fosse una chatroom pubblica vuota oppure nella “vostra” chatroom entrasse qualcuno? La si svuota con una tecnica becera quanto efficace: la si riempie di inutili messaggi che rendono la conversazione impossibile fino a quando l’ultimo degli “ospiti indesiderati” non abbia abbandonato la chatroom.

Per fare questo i nerd, che sono persone di grande cultura anche se la loro cultura è tutta particolare, non userebbero mai dei banali messaggi vuoti, ci vuole sempre e comunque un riferimento culturale nerd. Ecco che venne di moda citare lo sketch dei Monty Python.

Quello che succedeva era quindi che due persone che desideravano “ritagliarsi” una chat privata entravano in una pubblica e cominciavano a riempirla di messaggi “spam”, “spam”, “spam” diluendo di fatto la conversazione degli altri, rendendola impossibile come se steste tentando di ordinare una colazione con dietro un coro vichingo che canta “spam”, “spam”, “spam”. In altre parole: la chatroom veniva “spammata” per renderla inutilizzabile (al pubblico, quindi utilizzabile dagli spammatori).

Dalla chatroom alla posta elettronica

Da qui il passaggio è semplice: una casella email che si riempie di messaggi inutili, fino a “diluire” i messaggi utili a tal punto da renderla inutilizzabile si dice che viene “spammata”. Come le chatroom dei primi anni ’90. Come lo sketch dei Monty Python. Come la mitica carne in scatola che spopolava in Inghilterra negli anni ’70.

Insomma, l’origine del termine “spam” non viene dalla carne in scatola in quanto è carne schifosa/inutile come la pubblicità massiva o le email di fantomatici colonnelli africani o mogli russe, viene da uno sketch televisivo inglese coi vichinghi.

A questo punto la domanda viene spontanea… Quale è il sapore dello SPAM, quello vero? Vi ricordo che questo è un blog di cucina, non di cultura nerd, quindi lo abbiamo trovato e provato per voi!

Unboxing SPAM

Dove si trova lo SPAM? Nel nostro caso labbiamo trovato in un negozietto cinese della via che a Bologna sta diventando ormai una piccola china town. Questi negozietti sono pieni non solo di misteriose leccornie del far east, ma anche di tanti altri prodotti della globalizzazione che incontrano il gusto degli asiatici, inclusi vecchi prodotti europei che noi abbiamo dimenticato ma che grazie all’influenza culturale delle colonie vengono ancora prodotti e venduti per il mercato asiatico. Un esempio curioso è l’insaporitore Maggi: un best seller nella cucina vietnamita e coreana.

Ma riamaniamo sullo SPAM: è ancora un prodotto inglese? Ebbene, sì. O meglio, l’azienda è inglese, lo stabilimento di produzione è in Danimarca, insomma è un prodotto EU. Questo dovrebbe (razionalmente o solo emotivamente) farvi vincere dubbi e remore igieniche sull’assaggio. E cosa contiene? Leggiamo insieme l’etichetta.

Ingredienti dello SPAM

Ingredienti: carne di maiale (89%), sale, amido, acqua, prosciutto (2%), zucchero, stabilizzante: fosfato di sodio, aromi naturali, antiossidante: ascorbato di sodio, conservante: nitrito di sodio. Niente di incredibile quindi, basta leggere una qualsiasi etichetta di un qualsiasi prodotto conservato per trovare tutti quei sali di sodio. Anzi, c’è un ragguardevole 91% di carne nella scatola, molta di più di quella che troverete in altre carni in scatola dai nomi ben più noti sul nostro mercato. E in più è senza glutine.

Bene, procediamo ad aprire la scatoletta per deliziarci col contenuto.

Apertura di una scatola di SPAM Il contenuto della scatola di SPAM

All’apertura si presenta come un blocco di carne tritata e ricompattata (sì: si vedono anche i pezzi), l’odore è però …ehm… discutibile. In cucina sono fioccate numerose battute sul cibo per cani e gatti. Un brutto inizio insomma… ma non disperiamo e procediamo alla preparazione ed all’assaggio…

Ricetta: SPAM alla piastra con senape e maionese

Lo SPAM sulla piastra Un piatto di SPAM grigliato con senape e maionese

Ingredienti:

  • 1 scatola di SPAM
  • 1 cucchiaio di maionese
  • 1 cucchiaino di senape forte

Procedimento:

  1. Tagliare lo SPAM a fette di 7/8 mm di spessore.
  2. Cuocerle su una piastra o bistecchiera a fuoco alto per pochi minuti (è sempre un precotto…).
  3. Servire con maionese e senape.

L’assaggio di SPAM

Eccoci: il piatto è servito ed i commensali ne prendono una fetta con grandissima titubanza, nonostante la cottura abbia tolto l’odore nauseabondo che il prodotto ha all’apertura.

Al primo assaggio si esagera con la senape ed il risultato è deludentemente banale: sa di würstel. Ma in fondo qualsiasi pezzo di carne con sufficiente senape sopra ha il sapore della specialità gastronomica tedesca. Proviamo con meno senape: ora le note di sapore si distinguono e l’aroma da tedesco acquista un non-so-che di diverso, diciamo britannico?

Non è male. Il primo pezzo di carne va giù bene. Ne prendo un altro, che provo anche con un po’ di salsa di soia, si accosta bene.

Ci scambiamo i pareri fra i quattro commensali. Il responso degli assaggiatori è questo: per un partecipante fa schifo e basta, per una seconda partecipante lo SPAM si fa in fondo mangiare, per me ed il mio compagno di avventure gastronomiche al secondo assaggio possiamo anche sbilanciarci sul fatto che sia in fondo buona.

Per carità, lo SPAM non è sicuramente non un piatto da gourmet, ma se mangiate altri prodotti in scatola o würstel e i apprezzate provatelo anche voi: sentirete un coro di vichinghi!

Filiberto

Cuoco non professionista, lo fa per passione e non per denaro. Ama viaggiare in paesi anche lontani e tornare a casa con un libro di ricette locali, crede che la cucina sia parte integrante della cultura.

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